martedì 17 aprile 2012

Approssimativamente, 1124.8


Percepisco ufficialmente il fallimento, mi spalmo sullo schermo come un grumo di marmellata e aspetto che qualcuno venga a ripulirmi.
Tutte le figure portanti della mia vita - o, quantomeno, di quella sociale - sono in viaggio verso una città utopistica e incantevole - la rappresentazione grafica della mia migliore ipotesi di futuro: Parigi. - e il pensiero che sarei dovuta essere con loro - che sarei con loro, se non fosse per la mia incapacità di stare al passo col mondo - mi uccide.
La giornata è stata la bozza di quel che si definisce 'bel momento': un aborto quasi spontaneo, una malacopia finita nella spazzatura.
L'assaggio di un miglioramento che ti viene strappato dalle labbra.
Il vuoto ruggisce ancora dentro di me, ed io lo ubriaco di latte extra-zuccherato: scremato, di soia, con o senza caffè; non fa più differenza, ammasso calorie come fossero cuscini su cui far riposare il mio disagio.
Ormai ho sviluppato la famigerata dipendenza da glucosio. E' fatta.
Fumo, caffè, zucchero, tu: non riesco davvero a vivere senza ossessioni.
Le ossa si ritirano nel grasso e non so più dove sbattere la testa.
Dovrei studiare matematica, ma sento di avere ancora tempo - così come sento che, quando sarà oggettivamente scaduto, io non avrò ancora cambiato idea.

Mi chiedo che effetto faccia essere felici per più di una frazione di secondo.

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Isegoria.