mercoledì 3 ottobre 2012

Santi patroni e acido lattico.

San Petronio, piccole festività per piccole città di piccoli cittadini offesi dalla fatica. 
E' giovedì e mi alzo tremolante, bevo un caffè, imbottisco il mio corpo di nicotina  e prego perché qualcuno modelli degli impegni sui binari di questa giornata vuota. 

Ieri ho cominciato ginnastica artistica - lezione di prova, un'ora scarsa farcita di bambini entusiasti di cominciare un nuovo sport - e, sì, tornerò in quella palestra piena di ricordi domani, alle cinque e mezza. 
Non so descrivere le difficoltà che si riscontrano ricominciando uno sport in cui eri un asso dopo ben otto, (o nove?) anni di immobilità totale: zero attività fisica, debito in ginnastica, muscoli sfibrati e grasso anche nel cervello. Non so descrivere la sensazione di estraneità che si prova nel ripercorrere corridoi un tempo conosciuti a memoria, constatando che la pavimentazione è stata rifatta, che gli spogliatoi avranno subito circa una ventina di imbiancamenti nuovi di zecca, che le persone hanno volti famigliari, ma comunque radicalmente diversi da come li ricordavi. 
La mente ricorda a memoria tutte le tecniche, ma il corpo non è più in grado di affrontare nemmeno gli esercizi più elementari: insomma, vedere bambini spalancare le gambe in spaccate colossali, mentre tu sudi di fronte a una misera verticale, beh, è tutto tranne esaltante. 

Sono sul canale trentotto, (GIALLO), e il mio secondo caffè si sta raffreddando. Lo verso nel cestino dei rifiuti 
organici e metto a bollire l'acqua per un tè mela&cannella. 

Diciamo che voglio migliorare me stessa. Diciamo che mi piacerebbe tornare al mio livello, ma che sono consapevole che, alla veneranda età di diciotto anni, ricominciare dall'Abc equivale a perdere in partenza. Diciamo, anche, che non mi interessa: è una cosa che faccio per il mio bene - come un'infermiera affezionata al suo paziente anziano -, per la mia sanità mentale, per il mio corpo, per la mia noia. 
E ancora non so se la mia autostima brucerà all'Inferno o si alzerà di qualche tacca, ma lascio che ogni singola cellula di speranza viva la propria - breve ed effimera - vita in attesa del giudizio finale. 

Perché diavolo sto guardando la televisione? Cerco un libro di Kundera e fluttuo via. 
Ah, ops, dovrei anche studiare algebra. 

Rileggendo le prime righe, mi rendo conto di sembrare estremamente depressa, ma, in realtà, sto abbastanza bene: è solo una fase riflessiva, di quelle che tipicamente seguono i cambiamenti. E, chissà, magari è la volta buona. Qualche tempo fa scrissi uno stato, su Facebook, che diceva pressappoco: "Parliamo sempre di nuovi inizi, ma mai di una fine". Ed è vero. Lo penso davvero.
Crolliamo e ci diciamo: da domani si ricomincia da capo. La falla, nel nostro piano, è non porre mai un punto fermo. Le nostre frasi si susseguono in periodi infiniti, fra virgole, parentesi, punti e virgola; si snodano fra le ore del giorno e finiscono inevitabilmente con un'altra congiunzione subordinante, pronta ad introdurre una nuova, vibrante proposizione dipendente.
Dovremmo imparare a dire fine. Dovremmo capire che, senza una frase reggente, tutte le altre fluttuano nel vuoto, prive di significato, (come me, seduta al tavolo della cucina con Immortalità di Kundera in mano: fuori contesto e fuori da ogni logica). 

La sintassi dovrebbe essere uno stile di vita: è lei a tenere in piedi i nostri discorsi e noi non facciamo altro che parlare. Ci concretizziamo all'interno di tutti i "Buongiorno", di tutti gli "Sto bene", di tutti i "Lasciami sola".
Di tutti gli "Ho paura". 


Ho paura? Da morire. Ma ho abbozzato un punto, ho tracciato le linee guida per poter disegnare la mia Fine.
Voglio essere felice. Mi sono rassegnata al fatto di esserlo secondo le regole di qualcun altro, e non necessariamente le mie.
Voglio solo potermi svegliare con la voglia di aprire gli occhi, tutto lì.


Ingenuità, portami via. 


"Vivere: nel vivere non c'è alcuna felicità. Vivere: portare il proprio io dolente per il mondo. 
Ma essere, essere è felicità. 
Essere: trasformarsi in una fontana, in una vasca di pietra, nella quale l'universo cade come una tiepida pioggia".


11 commenti:

  1. il fatto è che dire fine e dirlo davvero fa una paura pazzesca.
    ho voglia di un tè mela&cannella anche io.

    in bocca al lupo con il riabituare il tuo corpo,(re)imparare e ricominciare con lo sport (:

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  2. Sono d'accordo con candy. Mi hai fatta riflettere tantissimo su questa cosa.. Perché è vero quello che dici.. Non diciamo mai "fine". Io neanche ci pensavo onestamente.. Ed è difficile dirlo. Fine significa abbandonare tutto quello che è stato è ricominciare da capo. Fine significa che domani ti svegli e dovrai ricominciare una nuova vita, una vita diversa.. E' difficile.
    Ti abbraccio
    Snotra

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  3. Tu hai paura. E questo va bene. Bisogna avere paura per sapere di potere andare avanti. E per poter scrivere 'fine' in fondo alla pagina.
    Ma tu sei anche coraggiosa, hai deciso di ricominciare uno sport che amari e non ti lasci abbattere dalle difficoltà. Continua così, con i caffè e Kundera, e le cose andranno bene.


    Baci.

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  4. Il problema è quando la fine e l'inizio coincidono, quando viaggi su delle rotaie in cerchio...
    Sei una persona forte, fortissima. Morirei al sol pensiero di riprendere la ginnastica artistica, ma tu ce l'hai fatto. Quindi complimenti.
    Ti abbraccio.

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  5. Nessuno pone una fine perchè nessuno vuole ammettere che una fine possa esistere.
    ci diamo troppa importanza.
    elle

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  6. il fatto é che la fine è triste.

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  7. Se tutti noi ponessimo una fine a qualcosa, non ci sarebbe più niente.
    E' forse più semplice "archiviare la cosa" che farla finita.
    Ecco,per una volta ho commentato.
    Ti abbraccio

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  8. Queste parole sono illuminanti e anche quel libro per me lo è stato...Molte volte ho voluto mettere la parola fine, ma solo per desiderio di decesso, non mi sono mai resa conto che era il posto sbagliato, che invece avrei dovuto iniziare la vita e mettere fine a certe isole sospese...Non sentirti sola, la tua vita va alla grande, devi solo volerti un po' più di bene...♥

    Ti abbraccio forte

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  9. E allora non limitarti a vivere, sii.
    Sii tutto quello che vuoi essere, senza preoccuparti di tutto il tempo che ci metterai e di tutte le strade nelle quali ti perderai. Goditi tutto, istante per istante, e trova gioia nella più piccola parte di te.

    Ti abbraccio!

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  10. Spero vada tutto bene, non aggiorni da parecchio. Un abbraccio. :*

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  11. Mi sono trattenuta e per il momento sono solo al secondo commento di fila: ragazza mia, che fine hai fatto?

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Isegoria.