martedì 24 aprile 2012

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Ho comprato un té nero al marzapane, con zenzero e praline di cioccolata bianca. Fra le onde di spezie, emerge anche qualche baccello di vaniglia. E' talmente bello, talmente profumato, talmente perfetto che me ne farei almeno diciotto tazze, ma la presenza del cioccolato mi inquieta. Oggi zero. Nero totale, vuoto assoluto. Domani pranzerò con il mio meraviglioso té, e, finalmente, berrò un maledetto caffè a colazione. Oggi è la prima volta, da quattro anni, che non passo al bar prima di andare a scuola. La routine che si frantuma a terra e io che cammino sopra i suoi patetici cocci. Addio, stabilità. Addio, tutto quanto. Sembra esagerato, ma per me è un rito imprescindibile; sedersi ad un tavolo, guardare la tazza fumante, sbriciolare lo zucchero fra le braccia scure del caffè... E' rilassante, è come respirare. Ho sempre pensato che la libertà fosse questo. Ha odore di caffeina bollente ed energia preconfezionata. Oggi mi è mancata completamente. Mi sono sentita incatenata all'asfalto, al banco, al cielo, a qualsiasi cosa. Persino le persone mi parevano di colla: tutto era composto di una materia nemica, pronta ad afferrarmi e rallentare ogni mio movimento, pensiero, obbiettivo. Insomma, per oggi passa, ma, d'ora in poi, almeno un caffè lo devo prendere. Alle sette di mattina mi sembra il minimo. Baci.

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Isegoria.