1. Il Capodanno è passato bene, nel senso che, sì, mi sono divertita. Anzi, è stato davvero - e sorprendentemente - bello. Sono riuscita a condividere momenti felici con le persone che amo. Non potevo chiedere di più, sotto questo punto di vista. Dal'altra parte, è passato e ha lasciato cicatrici evidenti: alcol come se diluviasse e cibo, cibo, cibo, cibo a volontà. E non parlo solo di cene e buffet, mi riferisco soprattutto a ciò che è finito dentro al mio stomaco e che m'impedisce di vestirmi come vorrei. Non che ormai non fossi abituata alla sensazione.
2. Addio, Duemiladodici. Faccia di merda. "
Addio, addio, e un bicchiere levato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie". Addio, anno devastante. Addio, tradimenti omosessuali, addio amori immaturi, addio "Ti aspetterò sino a quando non ti sentirai pronto", addio "
Io ti amo e non ti penso mai. Penso a quello che ci resta". Addio rancori da "
Vorrei vederti soffrire, e che non avessi nessuno di cui poterti fidare"
. Addio e oddio. Per tutto quello che questi trecentosessantacinque giorni mi hanno inflitto, per il fatto che: "Però, guarda che caso. Sono ancora viva. Distrutta, oscena, elettrica, inguardabile e della stessa sostanza di cui sono fatte le buste ecologiche della Coop. Ma viva". Oddio, perché quest'anno è cominciato e finito nello stesso, identico posto. Il simbolismo certo non manca. E, mentre il Capodanno precedente l'ho passato in disparte, con un Lui - fidanzato con un altro Lui: piercing al labbro, faccia da culo, sopracciglia spesse, flaccidume ovunque, peli nero-pece sparsi sul petto e un sorriso da mannaia conficcata nel collo - in Spagna intento ad odiarmi intensamente, la febbre -
e quasi dieci chili in meno -, questa volta, malgrado lo schifo che sono, ho riso. Ho riso tutto il tempo. Ero con Lui - single, amorevole e sottomesso - e non era nemmeno la cosa più importante. Riuscivo a partecipare all'euforia comune. A bere, a mangiare come un orso. Ad essere come tutti gli altri e dimenticare cosa mi spettava una volta terminata la bamba.
3. Per chiarire la gravità della questione pesocibochiamiamolaabbuffataalcol, devo specificare che il suddetto Capodanno è durato fino a ieri. Già. Cinque/sei giorni di after. Di distruzione totale. Ma sono sul punto di dire che ne è valsa la pena.
4. Il mare. E' stato lui a cominciare e terminare tutto. E, lasciatemelo dire, il mare d'inverno ha qualcosa di sublime. Addirittura quello polveroso e verdognolo della Riviera Romagnola - non pensate a Rimini, Riccione o chissà che altro. Eravamo in un paesino marittimo minore, con un bar tabaccheria e un negozio di alimentari, nient'altro. Uno di noi ha la casa lì e la sfruttiamo ogni volta che ci è possibile. - assume la fisionomia di un paradiso terrestre. E' tutto amplificato, argentato, luminoso. Limpido, oserei dire. Ho raccolto due lembi di conchiglia e sto cercando il materiale adatto per farci due orecchini. Ho conservato il tappo di uno dei mille spumanti che abbiamo stappato. Ho scattato circa quattrocento foto. Ho amato il mondo e amato la vita, mandando a 'fanculo la bulimia, il mio culo gigante e le maglie attillate che non mi stanno più.
5. Ovviamente, adesso bisogna ristabilire un equilibrio. Ho avuto all'incirca tutto ciò che desideravo, credo di dovermi qualcosa. E quando parlo di "ristabilire", intendo semplicemente "creare dal nulla quello che non c'è mai stato".
6. I propositi per l'anno nuovo, il tasto dolente. Devo ancora fissarli con precisione, ma, a breve, ve li scriverò.
Scusate se non passo a leggervi e se ho scritto bestemmie ortografiche/sintattiche/logiche. Non dormo da giorni, perdonatemi.