326.6

Salve, care.
Scusate l'assenza, ma - come avevo previsto - sono fuggita: da brava zingara, ho preso un treno a caso e mi sono ritrovata a Ravenna. Sono tornata questa mattina, ho fatto colazione con una brioche ai cereali in un Bistrot fuori porta, sono entrata in classe, ho fatto una versione di latino ed eccomi qui. 
Ho un carattere complicato - come tutti, d'altronde - e particolarmente incline a far preoccupare la gente: dopo un po' ci si abitua. 

Vi voglio bene ed esisto ancora, tranquille. 


A parte ciò, la mia vita scorre come sempre: inesorabile. Ho una paura micidiale degli esami che mi aspettano - e a cui spero di arrivare - ho un'ansia altrettanto imponente riguardo alle persone di cui dovrei prendermi cura e che riesco appena ad incontrare; guardo il cielo e vedo solo un coperchio bianco. Penso sia la depressione del pomeriggio, quella strana brezza che grida in tutte le lingue che devi studiare, con tutta la violenza delle cose che avresti, (o non avresti), dovuto fare. Insomma, apatia variegata al mal di vivere. 
Ho in testa Autunno Dolciastro di Carmen Consoli. 
Ho una voglia incredibile di vivere, di divertirmi, di cambiare. 
Ma, si sa, chi ha il pane non ha i denti. E viceversa. 


Un bacio, splendori.

D.a.

C: caffè e brioche salata ai cereali (4.8 e 305).

S:/

P: caffè e un biscotto Galbusera (4.8 e 12).

S:/

C:/

Ps: Qualche giorno fa c'è stata un'abbuffata. E' stato tremendo, non mi capitava da molto. Mi sono sentita un fallimento totale, un rifiuto. Ora mi sono ripresa, non accadrà più: so perché è successo e so come evitare che succeda di nuovo. 

Questa immensa catastrofe mi è costata un chilo in più, quindi sono di nuovo sui quarantacinque. 

L'unico commento che mi sento di aggiungere è : "Santoddio, che due coglioni".