venerdì 27 aprile 2012

Digressione #1.

Dicevamo, due scene che mi hanno colpito.
Flash numero uno.
Sono al mio bar di fiducia, sto studiando storia dell'Arte e origliando le conversazioni di sottofondo. Un uomo sulla quarantina, dalla voce roca - una di quelle che stillano angoscia allo scoccare di qualsiasi gutturale -, si lamenta fin quasi alle lacrime di dover licenziare tre donne nel tardo pomeriggio. Sono rimasta paralizzata: da lì a qualche ora, tre donne, (a quanto pare una incinta e due anziane), sarebbero rimaste senza posto di lavoro. Mi sono vergognata di aver speso soldi per una crisi bulimica, mi sono vergognata di essere così. "E con che coraggio posso mettere la faccia per le loro stronzate?" A quel punto le lacrime hanno fatto capolino, disperate. C. - il barista - gli ha offerto il caffè e una Camel senza filtro da fumare insieme sotto il porticato. Ero convinta che mi tremassero le mani, ma non era vero.
Flash numero due.
Sono ai Giardini, leggo - per la quindicesima volta - Che tu sia per me il coltello sotto un sole ruffiano e carezzevole. Ci sono margherite e bocche di leone ovunque: c'è primavera ovunque. Una vecchietta trascina con fare materno la mano minuscola del nipote. "No, Nicola. Basta gelati!", lo rimprovera, "Ora dobbiamo andare a casa per mangiare la pappa!" Ho. Sentito. Il. Vuoto. Dentro. Da qualche finestra sgorgava un Čajkovskij stentato.

5 commenti:

  1. Ognuno di noi ha dei problemi. Chi di piu chi di meno...
    Problemi diversi..
    Non ti devi vergognare perchè stai male. Ma devi pensare a stare bene.
    A smetterla di soffrire..a rasserenarti..a vederti bella,perchè lo sei,ne sono convinta. Ti sono vicina. Rebecca

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  2. la prima scena?
    benvenuta nel mondo, anche io ultimamente mi sto avvicinando molto più al concetto di 'mondo ingiusto' che prima tutti sembravano tanto interessati a insegnarmi.
    ed è vero, è pieno di queste cose. io e la mia psicologa ne abbiamo parlato, una volta o due.
    flash numero due;
    è un bambino.
    questo direi che spiega tutto.
    ti stringo fortissimo,
    vì.

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    1. Non è tanto il concetto d'ingiustizia, è piuttosto puro senso di colpa nei miei confronti. Egoismo, se vuoi. Io vado a scuola dieci ore al giorno, lavoro dalle sette e mezza a mezzanotte e studio fino alle cinque e quaranta di mattina, quando suona la sveglia e devo prendere l'autobus. Il mondo ingiusto lo vivo di continuo, ma è il modo in cui lo affronto a spiazzarmi: sono passiva. In tutto quello che faccio, sono solo passiva. Non so, quell'uomo pareva soffrire profondamente nell'atto di subire un ordine; il suo desiderio di poter fare qualcosa si percepiva a chilometri di distanza. Io avrei sofferto altrettanto, ma senza fremere, senza arrabbiarmi, senza reagire realmente. Penso che , ad avermi sconvolto, sia stato soprattutto questo.
      Flash due: già, tutti siamo stati così. Una vita normale, dove si mangia almeno quattro volte al giorno, dove il pranzo e la ghigliottina sono due cose diverse. E' stata un'ondata di malinconia, ho sentito addirittura odore di sugo al pomodoro al suono della parola 'pappa'. Terribile.

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  3. Immagino! Ma non ti devi vergognare, perché ogni persona ha i propri problemi, e non c'entra se hai speso per la tua crisi o no. E ti capisco: è strano pensare a come una volta potessimo mangiare sempre, quanto ne fossimo capaci, e quanto oggi tutto ciò sia cambiato... Comunque com'è quel libro? Voglio leggerlo da sempre, ma non so cosa mi blocchi dal comprarlo!
    Un abbraccio,
    Effe.

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    1. E' uno di quei libri che cominci a leggere e poi molli per dei mesi, quasi senza motivo. Dopo un po', lo riprendi in mano e nel giro di due giorni l'hai finito. E' un romanzo che cambia le persone, proprio. Te lo consiglio caldamente.

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Isegoria.